I problemi di coppia iniziano quando dalla fase dell’infatuazione (sempre se c’è stato) si passa a una visione più realistica del partner.
Per alcune persone l’infatuazione è veramente debilitante!
Per esempio, una volta una ragazza mi disse: “Ormai sono completamente condizionata da lui. Non riesco più a mangiare, a dormire e a lavorare. Mi sento estremamente fragile e ho una gran paura di perderlo”.
Lo psicologo sociale Stanton Peele ha paragonato l’infatuazione alla tossicomania: gli “alti” (le intense sensazioni piacevoli, esaltanti, inebrianti) possiedono una somiglianza in entrambe le condizioni e sono anche simili la tristezza e il senso di vuoto che si avvertono al ritiro della “sostanza inebriante” (droga o amore). Tipica di entrambe è anche il bisogno continuo di averne un’altra “dose”, ovvero, avere l’impressione di sentirci vivi quando siamo con la persona amata e “precipitare” quando ce ne separiamo.
L’infatuazione svolge però una funzione essenziale: crea quel potente legame che porta la coppia all’impegno di un rapporto.
Quando due persone vivono in coppia è inevitabile creare certe aspettative reciproche.
L’intensità della relazione alimenta tali aspettative e per i sentimenti provati e i significati, spesso arbitrari, che ciascuno attribuisce alle azioni dell’altro, i partner sono propensi a interpretarle erroneamente e a tollerarle poco.
Tutto questo, per quanto possa essere logicamente previsto, può comportare l’impreparazione della coppia e a domandarsi sulla possibilità di continuare un rapporto in cui i due partner sembrano non si riconoscersi più. Le differenze e la mancanza di preparazione ad esse portano a conflitti e incomprensioni che possono essere causa di grande sofferenza e fonte di stress.
Quando una persona è sotto stress, si dimostra essere meno disponibile ad ascoltare, dialogare e a negoziare. Così, uno dei problemi più comuni nelle coppie si può individuare in una comunicazione carente e vaga che inducono i partner a passare a conclusioni sbagliate o a ignorare ciò che viene detto.
Ecco un promemoria per avviare delle modalità comunicative meno ostili, più collaborative e più funzionali alla soluzione del problema.
Il promemoria è il seguente (ciascun partner dovrà concentrarsi solo su due aspetti ogni settimana):
1. Non fare una critica in risposta a una critica ricevuta, ma aspettare il momento giusto per spiegare le proprie rimostranze;
2. Tenere in considerazione lo stato emotivo del proprio partner;
3. Fare una sola critica per volta;
4. Essere chiari e precisi rispetto all’oggetto della critica;
5. Criticare il comportamento della persona e non la persona;
6. Non usare “Tu mi hai fatto sentire…” ma usare il linguaggio dell’io “Io mi sono arrabbiato perché…”
7. Trasformare la critica in una richiesta;
8. cercare di criticare solo aspetti del comportamento che sono sotto il controllo volontario del partner.